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Dolore alla spalla

Da semplice fastidio a dolore molto acuto

Il dolore alla spalla è un sintomo che può presentarsi sia in modo transitorio che persistente. Può presentarsi da semplice fastidio a dolore molto acuto, fino a non consentire al paziente di muovere l’arto.

Brevi cenni anatomici

La spalla è l’articolazione più piccola del corpo umano, ed è formata da tre ossa: scapola, omero e clavicola. Queste ossa sono legate tra loro grazie ai muscoli, ai tendini e ai legamenti:

la clavicola collega la spalla alla gabbia toracica ed è collegata alla scapola dall’articolazione acromion-claveare
l’omero è l’osso del braccio che si inserisce attraverso la testa (testa dell’omero) nell’articolazione
La cuffia dei rotatori permette al braccio di rimanere “collegato” alla spalla, una rete composta da quattro muscoli i cui tendini proteggono la testa dell’omero. La funzione della cuffia è anche quella di consentirci di sollevare il braccio. Tra la cuffia dei rotatori e l’acromion, l’osso che si trova in cima alla spalla, è presente una borsa, che ha la funzione di ammortizzare e favorire la fluidità del movimento, fungendo da cuscinetto.

Quali sono le cause del dolore alla spalla?

La causa principale del dolore alla spalla è la tendinite, derivata da:

traumi;
sforzi ripetuti nel tempo;
anatomia particolare del paziente.
Il dolore può insorgere anche a causa di un trauma.

Fra le cause più frequenti, ci sono:

una tendinopatia della cuffia dei rotatori, che può evolvere in lesione;
una tendinopatia calcifica;
un sindrome da conflitto acromiale.
I pazienti che naturalmente sono più soggetti sono gli sportivi che praticano attività che sollecitano fortemente la spalla, come ad esempio il tennis o la pallavolo, e le persone che eseguono lavori manuali ripetuti, come imbianchini e falegnami.

Quali esami diagnostici sono necessari?

Una radiografia affiancata da risonanza magnetica o ad una ecografia sono gli esami più spesso richiesti. In caso di una problematica non grave, l’ortopedico consiglierà riposo, anti-infiammatori, fisioterapia ed infiltrazioni di cortisone.

Nei casi più gravi della sindrome da conflitto acromiale lo specialista potrà indicare una decompressione del nervo in artroscopia, mentre nel caso di tendinopatia calcifica potrà suggerire un lavaggio delle calcificazioni sotto controllo ecografico.

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