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Tendinopatia della cuffia dei rotatori

Deriva dalla ripetizione di un movimento per un periodo prolungato di tempo

La tendinopatia della cuffia dei rotatori deriva dalla ripetizione di un movimento per un periodo prolungato di tempo. Ad esempio, un gesto del tennista o del lanciatore di baseball, che allontanano il braccio dal corpo (abduzione) e ruotano all’indietro (extrarotazione e retroproiezione). Col tempo, si arriva a una infiammazione dei tendini, la cui degenerazione sfocia nella lesioni alla cuffia dei rotatori, cioè dei quattro muscoli i cui tendini rivestono e proteggono la testa dell’omero. E’ possibile che in alcuni casi venga causa anche in seguito a traumi.

Quali sono i principali sintomi?

dolore e debolezza quando si solleva o alza il braccio;
dolore durante il sonno;
la spalla scricchiola nel compiere determinati movimenti.
I sintomi evolvono tendenzialmente in modo graduale se la causa è dovuta a una ripetizione del movimento. Quando gli anti-infiammatori non recano più beneficio significa che è presente una lesione nella cuffia dei rotatori.

Nel caso di lesioni improvvise, il dolore è solitamente molto acuto e può portare al blocco dell’arto.

Quali sono le cause?

Movimenti ripetuti
I più colpiti sono gli sportivi che praticano sport quali tennis, baseball, body building, canottaggio, pallanuoto e le persone che eseguono lavori manuali, come gli imbianchini.

Degenerazioni dovute all’avanzare dell’età
Col passare degli anni si può verificare una riduzione dell’afflusso sanguigno a questa parte del corpo, che quindi, non ben vascolarizzata, perde la capacità di auto ripararsi facilitando l’insorgere di una lesione tendinea.

Inoltre col tempo può succedere che la parte inferiore dell’acromion, l’osso che forma la punta della spalla, formi degli speroni ossei che sfregano contro i tendini della cuffia dei rotatori evolvendo in impingement o conflitto subacromiale della spalla. La conseguenza è l’indebolimento del tendine, che rischia la rottura.

Quali esami diagnostici sono necessari?

La visita specialistica è indispensabile per consentire all’ortopedico di effettuare i test specifici. I principali sono:

Test di Jobe
L’ortopedico chiede al paziente di tenere le spalle in abduzione a 90° (aperte ai lati) e anteposte di 30° con interrotazione dei pollici, come se dovesse respingere qualcosa che si trova alla sua sinistra e alla sua destra. Gli sarà chiesto di sollevare le braccia, tenendo i gomiti in estensione verso l’altro ed esercitando una controspinta verso il basso.

In caso di dolore, significa che ha una tendinopatia del sopraspinoso, uno dei muscoli della cuffia dei rotatori.

Test del sottospinoso
L’ortopedico chiede al paziente di tenere le spalle addotte (aperte ai lati) di ruotare il gomito piegato a 90° e di eseguire una spinta in extrarotazione mentre lo specialista fa resistenza.

In caso di dolore, significa che ha una tendinopatia del sopraspinoso e del piccolo rotondo.

Lift Off Test
L’ortopedico si posiziona dietro al paziente e gli chiede di portare il braccio dietro la schiena in adduzione, retroposizione e intrarotazione a gomito piegato (come se il paziente dovesse prendere qualcosa con la mano destra dalla tasca sinistra posteriore dei pantaloni e viceversa).

In caso di dolore, significa che ha una tendinopatia del sottoscapolare.

Come esami diagnostici, la radiografia è solitamente negativa, ma è utile per evidenziare eventuale presenza di calcificazioni, mentre l’ecografia consente di vedere eventuali alterazioni dei tendini della cuffia.

Quali trattamenti ortopedici sono più indicati?

Quando la tendinite degenera e compaiono le lesioni, col tempo la rottura può ingrandirsi. Ciò non significa che un intervento chirurgico precoce sia più risolutivo rispetto a uno effettuato in uno stadio più avanzato. E’ sempre utile percorrere la strada della terapia conservativa, eventualmente ricorrere a infiltrazioni di acido ialuronico, e solo in alcuni casi sarà necessario ricorrere all’intervento chirurgico.

Terapia conservativa e infiltrazioni
La terapia conservativa prevede riposo, l’utilizzo di reggibraccio, un buon percorso di fisioterapia, potenziamento muscolare e infiltrazioni di cortisone. Spesso si hanno già dei benefici, il dolore si riduce e il paziente recupera la mobilità della spalla. Capita spesso che l’arto rimane piuttosto debole.
Le infiltrazioni di acido ialuronico vengono consigliate a chi non trova giovamento dalla terapia farmacologica.

Intervento chirurgico
Di fronte a lesioni di grandi dimensioni, tendenzialmente sopra i 3 cm con dolore cronicizzato, da oltre 6 mesi, e con perdita funzionale della spalla si valuta l’intervento chirurgico.

L’intervento prevede il collegamento del tendine lesionato alla testa dell’omero con il fissaggio attraverso ancore, ovvero viti molto piccole. A seguito di questo intervento è necessario un percorso riabilitativo dedicato piuttosto impegnativo.

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